Diversamente abili: un mondo di difficoltà; "Chiara" e le sue conquiste

 Chiara e le sue conquiste

Questo articolo e questa nuova categoria nasce dalla volontà di sensibilizzare le persone ed il governo, nei confronti di quella fascia di persone di ogni età sesso e razza che per motivi fisici o psichici di varia natura presentano delle difficoltà oggettive nell'inserimento all'interno della società e nella raggiungimento di obiettivi che per la maggior parte degli individui rientrano nella normalità quotidiana.
Invito chiunque ne abbia voglia, a scrivere ed inviare la propria esperienza e ad illustrare le proprie necessità. Troverete una mail all'interno del blog a cui inviare i vostri scritti, se vorrete potrete firmare le vostre lettere, ma se preferite potrete mantenere l'anonimato.
Io in prima persona vi racconterò la storia di una bambina, ora ragazza di 20 anni che seguo personalmente da quando era piccolina usando un nome non reale "Chiara".

Chiara non è una bimba come le altre, non ha la fortuna di vivere con facilità le esperienze di gioco, apprendimento e socializzazione come tutti i bambini della sua età.
Chiara ha tre anni, è una bella bambina bionda, nata da un parto non semplicissimo, è la secondogenita di due figli, suo fratello Alessio, le vuole molto bene, ed ha avuto un ruolo fondamentale nella sua crescita.
I suoi genitori Elio e Francesca, hanno incontrato ed incontrano tutt'ora un infinità di ostacoli burocratici, legali e sociali che non li aiutano a vivere con serena consapevolezza la loro storia, ma nel loro piccolo sono riusciti, nel tempo, a trovare dei modi consoni opportuni e necessari ad un sano sviluppo fisico ed intellettivo di loro figlia.

Il loro "calvario" ha inizio diversi anni fa, Chiara è molto piccola, le piace correre giocare, mangiare, da sempre ha un rapporto con il cibo di grande amore e passione,  i suoi occhi sono interrogativi, i suoi sorrisi non molto frequenti, Chiara non parla, sebbene abbia compiuto da poco tre anni, non riesce a parlare.  
Il pediatra di famiglia rassicura i genitori dicendo che non c'è assolutamente da preoccuparsi, ogni bambino ha i suoi tempi, e  in diversi casi apprendono a parlare dopo i tre anni. Non la pensa allo stesso modo la suora della scuola materna dove Chiara farà il suo ingresso a tre anni. 

Chiara inizia, come tutti i bambini di tre anni, a frequentare l'asilo, il suo bel grembiulino nuovo, il fioccone penzolante, la sua mamma la conduce nella sua classe, situata in un istituto privato di suore, dove il fratellino frequenta già da qualche anno la scuola elementare.
L'inserimento avviene senza lacrime e proteste, tutto sembra andare per il meglio, finchè dopo appena un paio di settimane l'insegnante di Chiara, Suor Maria, la manda a chiamare.
Francesca non immagina neanche lontanamente cosa sta per accadere, una doccia gelata la raggiungerà a breve, una notizia allarmante che cambierà la sua vita.
Fino a quel giorno mamma papà e due figli, una serena famiglia come tante, economicamente benestante, vivono nella totale normalità le loro giornate, alternandole a vacanze all'estero feste amici, amore e allegria. 
Suor Maria quel giorno sconvolgerà per la prima volta l'equilibrio di questa serena famiglia, senza supporto psicologico di alcun tipo informerà  i genitori della supposta non normalità della loro secondogenita.
Elio e Francesca, senza replicare tornano a casa con l'angoscia nel cuore: Chiara non è normale?...Chiara ha qualcosa che non va!

:<<Tutti i bambini di tre anni giocano ridono piangono, parlano e fanno i capricci, tutti tranne Chiara>> così aveva esordito la suora, :<<questa bambina ha, secondo me, qualcosa che non va, non è normale, fatela vedere da qualche specialista e vedrete che sarà d'accordo con me>>.

Devo dire che al di la del modo poco professionale e ma estremamente delicato adottato dalla suorina, se qualcuno si fosse preso la briga di far notare negli anni anteriori, questa "possibilità" ai genitori di Chiara, si sarebbe potuto intervenire prima, considerando che i primi anni sono fondamentali nello sviluppo psichico di un bimbo.
Inizia l'odissea, i genitori di Chiara  si rivolgono ad alcuni specialisti, nessuno sa dirgli che cosa abbia la loro bambina, si susseguono test e mappe cromosomiche che non rileveranno mai nulla di specifico.

Il dato emergente ed unanime è uno: ritardo psico-motorio, la bimba oltre a manifestare un ritardo cognitivo ha problemi motori lievi al lato sinistro del corpo.
Esordisce lo specialista:<< possibile che il pediatra non se ne sia accorto? e voi due?>>.

I genitori di Chiara si sentono messi sotto accusa, ma nella realtà sono due persone semplici che si sono fidate del loro "costoso" pediatra, se un genitore fosse uno specialista non avrebbe necessità di rivolgersi ad essi, e francamente ritengo che non si può colpevolizzare un genitore che vede la normalità nel proprio figlio, anche quando questa non c'è.
Si susseguiranno numerose visite e specialisti indelicati, la famiglia non sa  che pesci pigliare, gli viene detto che la bambina non è normale ma, non gli viene indicato cosa fare.
Uno dei tanti medici interpellati, informa i genitori che l'incapacità della bimba di parlare e comunicare ha, secondo lui, fatto sorgere nella piccola bionda e sensibile Chiara un'altra ben nota patologia: l'autismo!
Non si bada a spese, i genitori prendono informazioni e affidano la bimba a due  brave  psichiatre specializzate nel settore Masal Pas Bagadadi a Roma (e Milano) e una dottoressa proveniente da Gerusalemme a Milano.
Con una serie di sedute protratte per diverso tempo, che si svolgeranno tra Roma e Milano, i genitori riusciranno a "tirar fuori" Chiara da questa patologia che costituisce un pericolo latente per tutte le persone affette da forme di ritardo o handicap di vario tipo.
Chiara comincia a sorridere più di frequente ed inizia a pronunciare le prime parole: nania (nonna) papà e mamma. :-)



4 commenti:

  1. Per fortuna la piccina ha incontrato una suorina che ha notato l'esistenza di un problema e, soprattutto, ha aiutato la famiglia a intervenire.
    Roba da denunciare il pediatra... altro che prendersela con i genitori!

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  2. che calvario per la famiglia... è già una situazione difficile, ma se le strutture preposte mancano totalmente diventa un incubo
    monica c.

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  3. Si anche io concordo che il pediatra abbia un enorme responsabilità Laura, inoltre nonostante tutto continuò a sostenere la sua teoria...

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  4. Le strutture preposte sono pressochè inesistenti...alcune esistono sulla carta, ma nei fatti si rivela ben altra situazione...ne parlerò in altri post.

    RispondiElimina

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