L'artista nel corso della sua vita, si distaccò lentamente, dall'espressione naturalistica accentuando progressivamente l'astrazione della visione pittorica, calandosi pienamente nell'espressionismo.
Nelle sue opere abbondano forme piatte di colore puro estremamente semplificate con la rinuncia alla prospettiva e agli effetti di luce e di ombra, secondo uno stile che fu chiamato sintetismo.
Nel nuovo stile di Gauguin " il cloisonnisme o sintetismo" il colore si chiude in zone, così che la scena si presenta in superficie e si annulla ogni rapporto tra spazio e volumi, stile al quale rimase sempre fedele pur sviluppandolo durante tutta la sua vita e portandolo a piena maturità nelle isole dei mari del Sud, quando si propose di rappresentare artisticamente l'accordo armonico della vita umana insieme a tutte le forme naturali, secondo una concezione allora ritenuta tipica delle popolazioni primitive.
Nell'opera ritratta intitolata, l'artista si pone degli interrogativi che si rifanno alle tematiche esistenziali tipiche, da sempre, del genere umano:
Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?...
Nel periodo in cui l'artista realizzò il dipinto, scrisse ed inviò numerose lettere a vari amici ( Monfreid,Andrè Fontainas,Charles Morice), in cui esprimeva i concetti contenuti nel dipinto.
- "Dove andiamo" è espresso dalla figura dell'anziana donna che il pittore vede prossima al passaggio ad "altra vita".
- "Da dove veniamo" è rappresentato dalla figura simbolica del piccolo bambino adagiato in terra su di una coperta vicino a tre giovani donne.
- Che siamo" viene espresso nella totalità delle immagini presenti
L'uccello raffigurato rappresenta "l'essere inferiore", mentre le due figure sinistre che si intravedono dietro ad un albero, prepongono il concetto di "uomo e scienza" l'umana specie nella sua erudita superiorità, la natura circostante è immersa in vesti paradisiache in cui l'essere umana si abbandona a gioia e felicità.
Il quadro fu realizzato in un tempo assai breve (circa un mese).
L'opera che è datata 1897 è un olio su tele di grandi dimensioni 139 x 374,5.
Viene considerata come una sorta di testamento pittorico dell'artista, in quel periodo le sue condizioni psichiche e fisiche stavano lentamente aggravandosi, in questo paradiso terreno il pittore si esprime e si consola. L'opera fu ultimata frettolosamente, ciò nonostante è una delle opere fondamentali nell'iter artistico di Gouguin. Nel 1898 fu esposta presso Vollard, mentre una copia schematica e quadrettata (disegno preparatorio), si trova al Musèe d'Art Moderne di Parigi.
Paul Gouguin |
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